Le forme del divario: l’Esposizione Internazionale che interroga il mondo

Fino al 9 novembre 2025, Triennale Milano ospita la 24ª Esposizione Internazionale Inequalities. Un viaggio tra arte, architettura e pensiero critico che affronta le diseguaglianze globali con 8 mostre, 10 progetti speciali e un ricco public programma.

Inequalities: l’Esposizione che mette a fuoco le fratture del presente

Dopo aver esplorato la sostenibilità con Broken Nature (2019) e il mistero dell’universo con Unknown Unknowns (2022), Triennale Milano chiude la trilogia dedicata alle grandi sfide contemporanee con un’edizione interamente dedicata al tema urgente e trasversale delle diseguaglianze. Con Inequalities si fa specchio e lente d’ingrandimento sulle fratture del mondo, convocando pensiero critico, pratiche artistiche, architettura, performance e partecipazione collettiva.

Un progetto collettivo che parla di città, corpi, margini

Con 28 curatori e oltre 340 autori da 73 paesi, Inequalities si dispiega su 7.500 metri quadri di mostre e installazioni. La riflessione si articola lungo due direttrici principali: la geopolitica delle diseguaglianze, ospitata al piano terra, e la biopolitica delle diseguaglianze, al primo piano del Palazzo dell’Arte. Da una parte si indagano le città come luoghi di frattura tra ricchezza e povertà; dall’altra si analizzano le differenze nei corpi sociali, negli stili di vita, nelle aspettative di salute e mobilità.
Uno sguardo che non si limita alla denuncia, ma cerca nel progetto e nella cultura risposte possibili.

Architetti, artisti e intellettuali per un racconto corale

L’Esposizione ospita grandi protagonisti della scena culturale globale. Tra i curatori: Norman Foster, Beatriz Colomina, Mark Wigley, Hans Ulrich Obrist e Theaster Gates. Tra gli autori: i Pritzker Prize Kazuyo Sejima e Alejandro Aravena, Elizabeth Diller, Boonserm Premthada, Amos Gitai.
Otto mostre principali e dieci progetti speciali raccontano il tema con approcci interdisciplinari, dai dati visualizzati da Federica Fragapane, alla memoria urbana secondo Kimia Zabihyan, fino alle installazioni immersive di Gates e Diller. Ogni opera è un frammento di un discorso globale e insieme personale.

Le partecipazioni internazionali: città come casi studio

Come da tradizione, l’Esposizione accoglie le partecipazioni internazionali selezionate sotto l’egida del Bureau International des Expositions (BIE). Ogni padiglione si è concentrato su una città simbolo, proponendo politiche urbane e visioni per affrontare le diseguaglianze nei diversi contesti.
Il Padiglione del Libano, curato da Ala Tannir, si è aggiudicato il Bee Award come miglior padiglione, mentre la menzione d’onore è andata al progetto di Porto Rico, Había una vez y dos son tres feminisitios di Regner Ramos.

Una mostra diffusa: performance, tour e public program

Il percorso espositivo si arricchisce di una programmazione performativa curata da Umberto Angelini: fino a novembre, artisti e artiste come Chiara Bersani, Muna Mussie, Virgilio Sieni e Peeping Tom porteranno in scena corpi vulnerabili, desideranti, marginali. Contemporaneamente, con Triennale on Tour, la mostra uscirà dai propri spazi, toccando gli otto municipi milanesi per incontrare bambini, famiglie e cittadini, in un’ottica di scambio e inclusione.

Arte, dati e comunicazione: l’identità visiva di Pentagram

Il progetto grafico dell’edizione è firmato dallo studio internazionale Pentagram, con la direzione di Giorgia Lupi, che ha ideato una comunicazione capace di trasformare i dati in narrazione visiva. Una strategia che accompagna anche le pubblicazioni editoriali: il catalogo ufficiale a cura di Electa e, in autunno, un doppio numero della rivista Lotus dedicato al tema delle diseguaglianze, per offrire riflessioni critiche e approfondimenti trasversali.

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