Un lavoro contemporaneo che non dimentica il passato: un’intersecazione tra ciottolo di fiume e piastre di grande formato BIG

Nel borgo ligure di Olivastri, una piazza torna a vivere grazie a un progetto che intreccia memoria, sostenibilità e linguaggio contemporaneo. Una nuova agorà pavimentata con ciottoli di fiume e piastre BIG racconta il territorio e invita a ritrovare il senso della comunità.



Così la piazza di questo borgo in Liguria, Olivastri, rinasce

Il cuore della valle recupera una stanza pubblica, senza pareti, per farne una coordinata sociale all'insegna della rigenerazione urbana. Dimenticata la sua precedente destinazione d'uso - un parcheggio -, oggi l'agorà distante circa 200km dal Golfo del Tigullio diventa un simbolo identitario per lottare contro lo spopolamento delle località più piccine dello Stivale. Il progetto si avvicina alla Natura: prende ispirazione dalla cultura dell'olivo e dal pregio del territorio. Utilizzando materiali locali e un linguaggio architettonico che non dimentica il passato, rinnova un meeting point con ciottoli di fiume e piastre di grande formato BIG, materializzando un'apertura che fa spazio al ricordo. Il restauro è un laboratorio che ascolta le nuove regole della sostenibilità e dialoga con il futuro senza scordarsi del vissuto comunitario.
"Ho voluto che questa piazza parlasse il linguaggio del territorio, che fosse uno spazio di incontro spontaneo e autentico. Ogni scelta progettuale nasce dall’osservazione del paesaggio e dalla volontà di restituire alla comunità un luogo che appartiene alla sua storia”, ha raccontato l'architetto.

Un lavoro contemporaneo che non dimentica il passato

Materiali, geometrie e memoria condivisa

Per questo motivo, la composizione è geometrica e conserva un'irregolarità evocativa che richiama il movimento delle reti sospese ai rami degli alberi. C’è della poesia in tutto questo.
Sotto i piedi, la passeggiata cattura lo sguardo e intavola un dialogo con le scelte materialistiche.
Sì, il gioco di texture e le variazioni cromatiche si confrontano con le pietre di fiume ed i BIG, protagonisti della pavimentazione. Per preservare la flessibilità dello spazio, l’architetto ha preferito non inserire nuove panchine, ma preservare quelle già posizionate sul perimetro.
Curiosità: la grande pietra circolare a destra della chiesa si presenta oggi rivisitata. E il suo portamento, nonostante sia davvero scultoreo, fa spazio a un elemento che possa intavolare momenti di convivialità urbani.

Un lavoro contemporaneo che non dimentica il passato

Un frammento di paesaggio restituito

L'architetto ha aggiunto: "Progettare questa piazza è stato per me un viaggio nella memoria e nell’essenza del luogo. Ho voluto creare uno spazio che non fosse solo un intervento urbano, ma un frammento di paesaggio restituito alla comunità. Il mio sguardo si è posato sugli ulivi, sulle reti sospese tra i rami, sulle sfumature della pietra e delle piastre che caratterizzano il borgo. Ogni scelta materica e formale è nata dal desiderio di rispettare questa identità, senza sovrastrutture, senza forzature. L’obiettivo era dare vita a un luogo che sembrasse sempre esistito, capace di accogliere le persone con naturalezza, proprio come fa la terra con le radici di un ulivo".

Oggi questo luogo è un salotto per tutti dove i raggi del sole scivolano su una tonalità di bianco caratteristica e del tutto soffice alla vista.

Un lavoro contemporaneo che non dimentica il passato

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